Trieste: ardore e bellezza
Mura di marmo solido che si stagliano contro una palude putrescente. È questa l’immagine delle proteste che dai porti d’Italia montano, come un’inarrestabile marea, a difesa di una nazione intera.
Da Trieste a tutta l’Italia, un popolo che riprende coscienza
Per la prima volta nella storia recente d’Italia stiamo vedendo un popolo che riprende coscienza di sé, che ritorna nelle piazze: dai portuali triestini ai militari dell’aeronautica che si sono riuniti a Sigonella, già luogo simbolo della sovranità italiana, tutti sono tornati ad incarnare una volontà antica, uno spirito che affonda le radici in millenni di storia. Poco importano le parole cariche di veleno di politici, opinionisti e giornalisti: da Trieste si sente soffiare un vento di rivoluzione contro cui ben poco potranno fare decreti e minacce. Quello che sta avvenendo in queste ore, anzi, dimostra che il seme di rivolta è sbocciato e, ne siamo certi, non tarderà a dare frutti.
In un’epoca dove ogni principio di sacralità ed equilibrio viene violato, oggi uno spiraglio di luce irrompe nella tenebra. Proprio quando la diritta via era smarrita, ci viene offerta un’occasione di lotta e riscatto e, anche se la discesa agli inferi potrà sembrare perigliosa, anche se pesanti sono le porte da attraversare, leggero è l’animo di chi sa che, dopo tanto buio, è un attimo riveder le stelle.
Lanciarsi contro il nemico
Pensiamo allo smarrimento dei nostri nonni e bisnonni dopo Caporetto: davanti a loro lo spettro di una nazione sconfitta e inerme eppure… Eppure i ragazzi del ’99 si son lanciati contro il nemico cantando, per afferrare la Vittoria che stava là, a pochi metri, tra i reticolati, le mine e i proiettili. Non si sono arresi loro, nonostante il buio che li circondava. Non si sono arresi neanche quando, tornati in patria, si sono trovati a dover nuovamente combattere contro politici vili e corrotti che, invece di onorare gli eroi, pensavano di dimenticarli ed emarginarli.
È in questi momenti che il nostro popolo ha dato prova di avere la volontà di non arrendersi al fatalismo e in quell’unione magica tra Venere, amore e bellezza, e Marte, sangue e battaglia, è sorta quella rivoluzionaria idea in grado di risollevare le sorti della stirpe di Roma e di reincarnarne il principio. Un’unione magica che era stata richiamata unendo una rosa e un ramo di cipresso a una corona d’alloro al termine di una manifestazione che, proprio nelle strade di Trieste, aveva visto sfilare migliaia di giovani patrioti per celebrare il centenario della Vittoria.
Oggi, a distanza di tre anni, in quella stessa città tornano ad alzarsi canti che sanno di lotta, di amore, di Vittoria. Torna Marte, nella fermezza e nella marzialità delle proteste dei portuali, torna Venere, nella grazia e nella bellezza dei fiori portati dalle donne a chi le manifestazioni era pronto a reprimerle con scudi e manganelli. Nell’aria si respira qualcosa di diverso: un nuovo principio solare è nato e comincia a muovere i suoi primi passi. Un nuovo principio che torna a terra e vola leggero sulle ali di venti di rivoluzione. Orientiamo le vele.
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